I FARMACI PIÙ USATI

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Più frequenti i casi di gastroenterite acuta in chi assume inibitori di pompa protonica

Franco Folino

Gli inibitori di pompa protonica (PPI) sono tra i farmaci più utilizzati al mondo, a volte in modo inopportuno. Considerando che si tratta di un trattamento prevalentemente di tipo cronico, da tempo ci si chiede se l’uso prolungato di questi farmaci possa comportare effetti avversi rilevanti.

Un recente studio, pubblicato con libero accesso sulla rivista JAMA, ha evidenziato come una terapia continua con PPI si associ ad un aumento del rischio di sviluppare una gastroenterite acuta. Questo incremento del rischio è stato documentato nei periodi in cui sono in circolazione i virus enterici, vale a dire nei mesi invernali.

Gli effetti avversi degli inibitori di pompa protonica
Sebbene generalmente considerati ben tollerati, differenti studi epidemiologici hanno messo in luce possibili effetti avversi dovuti all’assunzione degli inibitori della pompa protonica. Tra questi vi sono le fratture ossee, le malattie renali, il declino cognitivo, il carcinoma gastrico e le malattie cardiovascolari, come l’infarto del miocardio e l’ictus.

Altri effetti avversi documentati sono le infezioni polmonari e del tratto digestivo, cosa che pare piuttosto plausibile, considerando che la riduzione dell’acidità gastrica indotta dai farmaci può favorire la crescita della flora gastrointestinale. A questo si può aggiungere un cambiamento del microbioma intestinale con conseguente indebolimento del sistema immunitario.

Nella maggior parte dei casi non è stato però possibile stabilire con certezza il nesso tra l’assunzione dei PPI e questi effetti avversi. D’altra parte, a scopo precauzionale, quando gli inibitori di pompa protonica vengono prescritti a lungo termine sono solitamente raccomandati alla dose efficace più bassa.

Inibitori della pompa protonica e rischio di gastroenterite acuta
Un nuovo studio ha concentrato l’attenzione su un possibile effetto avverso dei PPI: la gastroenterite acuta.

Sono stati valutati oltre 233.000 pazienti in terapia cronica con questi farmaci. A loro è stato contrapposto un vasto gruppo di controllo che ha incluso oltre 626.000 soggetti.

L’analisi, retrospettiva, si è basata su dati raccolti nel database di distribuzione dei farmaci di un grande gruppo di farmacie comunitarie della Francia.

L’endpoint principale dello studio è stato almeno un episodio di gastroenterite acuta durante l’epidemia invernale 2015-2016. Gli episodi di gastroenterite sono stati identificati sempre sui dati di distribuzione dei farmaci. I rischi relativi sono stati valutati adattandoli per età, sesso e trattamenti per condizioni croniche.

La gastroenterite acuta è più frequente se si usano gli inibitori di pompa protonica
L’endpoint dello studio, almeno un episodio di gastroenterite acuta, è stato identificato nell’1,3% dei pazienti che assumevano PPI e nello 0,7% di quelli che non li utilizzavano (Rischio relativo 1,81).

Sulla base dell’età, i pazienti trattati con PPI che hanno espresso il rischio relativo maggiore sono stati quelli inclusi nella fascia 45-65 anni (RR 2,19).

Epidemie invernali di virus enterici e uso dei PPI
Anche in questo caso il disegno utilizzato per lo studio non è quello ideale per dimostrare con certezza il rapporto causa-effetto tra inibitori di pompa protonica e gastroenterite acuta, ma certo i presupposti fisiopatologici sono del tutto credibili.

Per ammissione degli stessi autori, le maggiori limitazioni di questo studio sono peraltro legate al modo in cui è stata valutata l’esposizione ai farmaci e fatta la diagnosi di gastroenterite. In effetti quest’ultima non è mai stata fatta con una valutazione clinica completa, ma si è semplicemente basata sull’erogazione di farmaci per la sua cura.

In attesa di dati certi sugli effetti avversi indotti dagli inibitori di pompa protonica, non resta che fare un uso ponderato di questi farmaci, limitandoli a pazienti con indicazioni appropriate e impiegandoli nel modo corretto.

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